CHILDREN OF GHANA

11 - 24 settembre
ore 19:00
Tempio Pausania - ex-Convento degli Scolopi
Inaugurazione 11 settembre, Mostra fotografica di Guido Samuel Frieri (col sostegno di In My Father’s House)

L’Associazione Nella Casa del Padre Mio è nata nel corso del 2002 anche se l’idea originale venne a Padre Giuseppe Rabbiosi già nel 2000, anno nel quale i Comboniani, l’ordine missionario cui appartiene, decisero di affidare la missione in cui egli lavorava al clero locale. Il territorio in questione è quello dell’ex missione di Abor che si trova nel sud est del Ghana, un Paese africano che si affaccia sul golfo di Guinea. La costituzione di due Associazioni, Nella Casa del Padre Mio in Italia e In My Father’s House in Ghana, è stata voluta per dare continuità all’intervento di sostegno umano che Padre Giuseppe e i suoi confratelli stavano portando avanti in quelle terre e ciò poiché è subito sembrato evidente che l’autosufficienza del clero locale avrebbe potuto riguardare solo l’azione pastorale. L’opera delle “Associazioni gemelle” è quindi volta al mantenimento degli interventi che prima si accollavano i missionari, con particolare riferimento alle condizioni dei bambini, ma non solo. Pian piano tutto ciò che era curato direttamente dai missionari è stato organizzato e gestito con sempre migliore professionalità da personale ghanese. Chiaramente il tutto si basa per ora sui fondi raccolti in Italia che permettono a In My Father’s House di operare sul territorio.

YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=M4PeWdtaS44&t=4s

Il progetto

Ci sono storie che vanno raccontate e quella di In My Father’s House – missione nella campagna a tre ore dalla capitale del Ghana - è una di quelle: hanno cercato di farlo, ognuno a modo proprio, tre volontari lì che si sono avvicendati tra il 19 dicembre 2022 e il 28 gennaio 2023. Ma partiamo dall’inizio. Da Padre Giuseppe Rabbiosi che l’ha fondata arrivando a prendersi cura, oggi, di oltre un centinaio di bambini, molti dei quali orfani o

abbandonati, e garantendo istruzione a 800 ragazzi dalle primarie fino alle scuole medie, mettendoli in condizione di costruirsi una vita. La missione si regge in gran parte sugli aiuti che arrivano dall’Italia. È cresciuta grazie al passaparola e a chi in questi anni è andato ad “accarezzarla con mano”.

Tra questi, Chiara Caliceti. “Il primo impatto è stato duro. Sono arrivata in una

missione che pur avendo le zanzariere alle finestre non aveva l’acqua calda, il cibo era così diverso, gli orari scanditi dal sorgere e dal tramontare del sole e dalle campane. Ma è qui che ho trovato una storia: difficile, ma bellissima. Che richiede tempo per essere assorbita e compresa, soprattutto da chi come me si avvicinava per la prima volta al mondo del volontariato all’estero”, ricorda Chiara al ritorno. Da anni sognava un’esperienza come questa. “Solo chi ha il privilegio di viverla può comprendere il grande valore di un progetto che non vuole sradicare i bambini ma aiutarli a trovare “a casa” la propria strada, con l’onere e l’onore di contribuire alla crescita e al riscatto del proprio paese.” Chiara è partita dopo aver scoperto il progetto di Gianluca Pellegrinelli, che l’ha preceduta alla missione. A bordo della sua Vespa Gianluca stava portando un messaggio di amore in giro per il mondo: “Vespup for Africa” il tour Italia – Ghana e ritorno. Un lungo viaggio in solitaria attraverso Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, deserto del Sahara, Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea, Guinea Bissau e Costa d’Avorio. Con l’obiettivo di promuovere la causa di In My Father’s House.

Contagiato dal loro entusiasmo, il fotografo Guido Frieri ha deciso di raggiungerli ad Abor. Il suo mestiere è condividere storie, raccontare il mondo attraverso la sua macchina fotografica. Sguardi, espressioni e gesti, eternamente fissati nei suoi scatti, svelano persone le cui esistenze sono il riflesso della società moderna. “Ho trovato una missione speciale, felice. Una realtà dove la bellezza è sinonimo di coraggio e dignità. È stato bellissimo poter seguire questi bambini di cui ho cercato di trasmettere emozioni, paure, desideri”.

Frieri è riuscito nell’impresa di realizzare il reportage in tempo record, nel gennaio 2023. Nei suoi scatti i veri protagonisti sono loro, i bambini di Abor che vivono molto diversamente dai loro coetanei occidentali: senza smartphone, con pochi beni materiali – hanno i piatti ma non le posate – ma tanto altro. Se è vero che “ci vuole un villaggio per crescere un bambino”, qui accade davvero. Sono loro stessi il villaggio. Guidati dagli adulti, imparano a prendersi cura di sé in comunità. Condividono tutto ciò che hanno con gli altri. La messa di 2 ore abbondanti della domenica e le preghiere quotidiane (mattina e sera) sono per loro momenti di festa, scanditi da canti e balli. Fanno tutto assieme, dal sorgere al calare del sole, e sui loro volti non manca mai un sorriso. Sono bambini sereni, amati, protetti.

Bio

Guido Samuel Frieri nasce a Urbino nel 1977, sin da giovanissimo inizia il suo percorso creativo frequentando le prestigiose scuole artistiche della sua città natale.

Da subito si appassiona alla fotografia e con essa inizia a ritrarre in pellicola la realtà che lo circonda, con uno spiccato senso di umanità e delicatezza. I volti immortalati nelle sue fotografie ritraggono eroi quotidiani che trovano così il modo di esprimere emozioni, paure, desideri.

Condividere storie per raccontare il mondo, è questo il compito che Guido Frieri si sente chiamato a svolgere e che porta a compimento attraverso il mezzo fotografico. Sguardi, espressioni e gesti, eternamente fissati nei suoi scatti, svelano persone le cui esistenze sono il riflesso della società moderna.

La macchina fotografica diventa lo strumento con cui rivelare una realtà dove la bellezza è sinonimo di coraggio e dignità, dove l’essere umano, pur muovendosi in situazioni umanamente insostenibili, non soccombe né perde la sua fierezza. Le fotografie di Frieri fungono da autentici appunti di luce, che hanno il prezioso compito di rivelare le devastanti situazioni socio economiche che oggi affliggono tanta parte della società.